Microfratture

by / 28 Febbraio 2023

l’originale è pubblicato su Tragickal con il titolo Still life with rotating elements

La situazione attuale è che sto affondando nel cemento bagnato e nessuno mi aiuterà. In qualche modo sono finito al centro di una stupida striscia di cemento da qualche parte nel mezzo di una distesa infinita, mentre ero impegnato a bere un energy drink. È chiaro che sia troppo estesa perché io possa riuscire ad aggrapparmi al bordo con un balzo in avanti. Sono incastrato qui, e basta.

In piedi attorno a me vi sono quattro Massoni d’Ossa, e nient’altro. Se facessi una foto alla scena, non ci sarebbe altro che tracce di pneumatici vaganti e zolle di erba morta, per quanto il mio sguardo riesce a captare. Il cielo è rosso scuro e, com’è ovvio, non sembra mai avvicinarsi. Sto affondando in maniera troppo lenta, circa un centimetro ogni 65 ore – ma ciò non cambia il fatto che sto affondando e che nessuno mi aiuterà. I Massoni indossano dei lunghi mantelli neri che si agitano anche in assenza di vento e mi tormentano con bastoni di spine. Cerco di afferrarli, ma la mia mano gli passa attraverso con un guizzo verde frizzante e, in qualche modo, viene comunque graffiata. Entrambi i palmi delle mie mani sono coperti di tagli e perdono sangue rosso vivo.

Il tempo accelera e in pochi minuti sono immerso nel cemento fino alle ginocchia. Sento alcune microfratture formarsi nei miei piedi a causa del peso. Tra poco saranno piatti come due fogli di cartone. Presto sarà mattina. La mia famiglia si sveglierà e si chiederà cosa mi sia successo. Sbadiglieranno, strizzeranno gli occhi al sole e verseranno latte e cereali su tutto il bancone perché non ero lì a tirare fuori le tazze. Poi, mentre il nostro cane Gargoyle della Perdizione si starà facendo del male cercando di leccare ogni cosa, un uomo in uniforme militare verde busserà alla porta. Avrà una mascella squadrata e gli occhi di un alcolizzato, dirà alla mia famiglia che sto affondando nel cemento bagnato e che nessuno mi aiuterà. Il sole sarà dietro di lui e proietterà la sua ombra sulla mia famiglia e sulla parete dietro di loro, sulla foto del Presidente che abbiamo appeso lì quando ci siamo trasferiti, in modo che fosse la prima cosa che i visitatori avrebbero visto entrando nella nostra bellissima casa. La mia famiglia piangerà, all’inizio in silenzio, poi ad alta voce, quindi cadranno e delle radici lucenti spunteranno dalla moquette e li trascineranno nel suolo – Gargoyle of Perdition morirà di fame perché non ci sarà più nessuno a nutrirla. L’uomo con l’uniforme militare chiuderà con cura la porta d’ingresso e vi apporrà un enorme adesivo giallo con su scritto “CONDANNATO”, salirà in macchina e se ne andrà. Il sole lo seguirà e non non farà mai più ritorno. Nel frattempo, io continuerò a sprofondare nel cemento bagnato finché non mi ostruirà tutte le vie respiratorie e mi farà morire asfissiato.

Il cemento si sta avvicinando alle estremità delle dita delle mie mani. Le sento tremare. Potrei sollevarle, ma non avrebbe senso. Il cemento è senza fondo e non si indurisce mai, quindi anche se allungassi le braccia il più possibile sopra la testa, alla fine verrebbero inghiottite come il resto di me. In questo modo posso negare ai Massoni delle Ossa la mia disperazione e l’immagine di un’ultima, patetica, mano che si aggrappa alla superficie per un paio di minuti dopo essermi già inabissato. Sento una piccola scossa fredda quando le punte degli indici entrano in contatto con la superficie. Ormai la mia rotta è tracciata. Quando gli archeologi scopriranno i miei resti tra qualche migliaio di anni, dalla mia postura implacabile ipotizzeranno che, pur essendo fatto di carne e ossa, dovevo essere una statua, affondata intenzionalmente in questo cemento come punizione per qualche reato commesso contro il mio collezionista. Immagineranno gli operai che mi tolgono dal piedistallo nella grande sala espositiva di marmo nel cuore della notte, con un cappuccio in testa e una pistola alla schiena, mentre il mio sostituto aspetta nell’ombra all’interno di una cassa. Alcune illustrazioni, in tal senso, appariranno sulle principali riviste scientifiche – e alla fine potrebbe anche diventare vero, il mio corpo si trasformerà in pietra.

Le microfratture nei piedi e nelle caviglie hanno cominciato a unirsi e a diventare fratture vere e proprie. Non ho perso la sensibilità in nessun punto, né la perderò prima di morire. Il dolore non è ancora insopportabile, ma è destinato a peggiorare. L’aria è a temperatura ambiente, ma io comincio a surriscaldarmi perché la densità del cemento che mi preme addosso impedisce ai miei pori di espellere l’umidità. Mentre affondo ulteriormente, il calore e la pressione aumentano e i miei piedi si comprimono lentamente come un materasso ad aria che viene sgonfiato a forza. Chiudo gli occhi e spremo due lacrime acide e pungenti dai condotti. Quando li riapro, sono all’altezza della clavicola e uno dei Massoni sta controllando il suo orologio da polso. È una semplice striscia di pelle marrone attaccata a un disco di legno scuro, disadorna tranne che per due sottili lancette dorate. Non riesco a leggere l’ora da quaggiù.

Sta diventando difficile respirare. Oltre al peso crescente sul mio petto, l’odore grezzo e arcigno del cemento è opprimente. La mia vita sta correndo verso la linea dell’orizzonte. Esisto solo nella sua ultima minuscola striscia di terra, dove le linee sono così vicine da diventare un’unica striscia a tutti gli effetti, tranne che nel punto di massimo ingrandimento. Il mio bacino è fratturato. La maggior parte delle mie costole si è incrinata con schiocchi forti e umidi. La mia colonna vertebrale è intatta, ma la sua curvatura naturale è deformata e ingigantita in modo atroce dallo scorrere del cemento che mi circonda. Mi sembra di venir scottato dai miei stessi fluidi intrappolati. Il mio viso è viscido, roseo e avvitato come quello di un bambino. Il cemento mi sfiora le labbra. Un po’ mi entra in bocca e non sa di niente; ora posso respirare solo dal naso. Cerco di decidere quale debba essere il mio ultimo pensiero. Mi accontento dell’immagine di una coppa di frutta in una fattoria immersa in una prateria ventosa, di cui ho sentito parlare in una storia di eventi accaduti prima che io nascessi. Due mele, due pere, un grosso ananas, una piccola albicocca, una pesca, tutto a marcire dolcemente sotto una luce tremolante. Poi, finalmente, espiro per l’ultima volta. Ci vuole quasi tutta la mia energia per far uscire l’aria. La bolla scoppia nauseata e mi sputa la morte negli occhi. Il cemento si riversa nella mia bocca aperta e il mio corpo si immobilizza. Tutto ciò che vedo è un’agonia bianca, anche guardando il mio stesso volto. Mi sento stupido e muoio.

Giorni dopo, la parte superiore della mia testa scivola finalmente sotto la superficie. I Massoni d’Ossa applaudono educatamente e se ne vanno. Nessuno è venuto ad aiutarmi.

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David C. Porter è uno scrittore e artista newyorkese, su twitter @toomuchistrue. La sua produzione può essere consultata sul suo sito e su substack.

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