Materia frantumata, forme trasformate: Note di estetica nucleare

Parte 3

by / 10 Marzo 2021

4. Mutanti in rivolta

Jorn partecipò al movimento arte nucleare più tardi nel decennio, e Baj fu coinvolto nel Mouvement International pour un Bauhaus Imaginiste di Jorn; nel 1960, André Breton e Marcel Duchamp inclusero il lavoro di Baj nell’ultima maggiore esposizione surrealista, “Surrealist Intrusion in the Enchanters’ Domain”, alle D’Arcy Galleries di New York, e due anni più tardi Breton scrisse un saggio sull’artista che sarebbe stato poi incluso nell’edizione definitiva di Surrealism and Painting – in cui egli nota che Baj descrisse il De rerum natura di Lucrezio come «una prima celebrazione della visione atomica dell’universo» 1. Arte nucleare, quindi, appartiene al dopoguerra del surrealismo e alla preistoria dell’Internazionale Situazionista; è l’avanguardia storica che trasmuta nella neoavanguardia. 

L’introduzione a Lettres sur la bombe atomique di de Rougemont, illustrata da Matta, asserisce che quest’ultima «fu sempre guidata dal lavoro dei fisici moderni sulle propagazioni delle onde e delle radiazioni, e dalle enormi trasformazioni che gli scienziati hanno imposto alla materia» 2. Tuttavia, le illustrazioni di Matta per il libro di de Rougemont riflettono una svolta antropomorfica nel suo lavoro, caratterizzata da figure emaciate alle quali egli si è spesso riferito con il termine vitreur. Questi vitreurs sembrano abitare l’universo di Les Grands Transparents – il “nuovo mito” di André Breton, che è stato lanciato in Prolegomena to a Third Surrealist Manifesto or Not, pubblicato in VVV a New York nel 1942. Quello stesso anno, il romanzo speculativo di Breton venne incluso nella sezione “New Myths” del catalogo First Papers of Surrealism 3. I “Great Invisibles” o “Great Transparent Ones” erano presumibilmente creature giganti invisibili. E se fossimo attorniati da enormi esseri che non possono essere percepiti dai nostri sensi? Che cosa accadrebbe se non fossimo altro che gli animali domestici o i parassiti di questi esseri invisibili? In VVV, il testo di Breton è stato illustrato da Matta, che ha sempre sostenuto di aver dato a Breton l’idea per Les Grands Transparents 4. Mentre Breton interpretò questi esseri più letteralmente come creature giganti invisibili, per Matta erano invece forme d’onda5

Il mito di Breton dei Great Transparent Ones verrà poi ripreso da Louis Pauwels e Jacques Bergier nella sezione finale “Reverie on Mutants” del loro bestseller Morning of the Magicians (Le Matin des magiciens). Nel libro, gli autori mescolano il mito di Breton con il tema sci-fi dei mutanti super-/post-umani che esistono tra di noi, inosservati, citando il classico fantascientifico Slan, di A. E. Vogt. Scrivono: «Come disse Breton, immaginando la presenza dei ‘Great Transparent Beings’ tra di noi, è possibile che sfuggano alla nostra percezione grazie ad alcune forme di camouflage del tipo adottato dagli animali mimetici» 6. Benché Breton abbia notato che questi presunti esseri sono al di sopra di noi «su scala animale», suggerendo che si sono evoluti oltre l’umano, non vi è alcun indizio che porti a pensare che questi esseri siano nuovi mutanti. In un modo che deve essere stato profondamente offensivo nei confronti di Breton, Pauwels e Bergier scrivono: «L’Uomo Nuovo vive tra di noi! Lui è qui! Cosa vuoi di più? Ti dirò un segreto: ho visto l’Uomo Nuovo. È intrepido e crudele! Ero spaventato dalla sua presenza! Così parlò Hitler tremante» 7. Naturalmente, non c’è la fonte di queste asserzioni grottesche, che è una delle tante in un’opera di pseudo-storia esoterica soffusa da un’odiosa ammirazione per la “conoscenza segreta” presumibilmente posseduta dai nazisti.

Nel 1961, Pauwels e Bergier fondarono la rivista Planète, in cui continuarono a presentare un miscuglio di esercizi suggestivi nella narrativa storica o nella mitizzazione della storia stessa sotto il nome di “realismo fantastico”, facendo zapping tra la preistoria, le civilizzazioni antiche e le imminenti mutazioni future, sempre con una particolare ammirazione per le presunte conoscenze e pratiche occulte dei nazisti. Solo il primo numero contiene un’introduzione di Pauwels su «un mondo cambiato in cui gli umani iniziano a sospettare di essere in un processo di mutazione»; note su un libro sul Terzo Reich che si sofferma sul “fascino” che i nazisti esercitano sul “popolo degli anni ‘60”, con una didascalia che dipinge Himmler come “l’incredibile Himmler”; testi su Lovecraft e il filosofo e sacerdote gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin; e ancora altre speculazioni di Pauwels sul “nuovo Rinascimento” segnato dalla ricerca sia della conoscenza perduta delle culture aborigene o antiche che della ricerca della vita nello spazio, con “l’intelligenza in fase di mutazione” 8

Sempre nel numero iniziale, Pierre Guérin specula sulla vita extraterrestre sfidando le visioni tradizionali dell’Uomo come meta dell’evoluzione; gli editori si assicurarono di includere sottotitoli presi più o meno direttamente da Morning of the Magicians: “A Species Beyond Man”, “The Problem of Mutations”, e “If Mutants Were Among Us…” 9. Pierre Restany, nel frattempo, presenta nouveau réalisme come un primo passo potenziale verso il Nuovo Rinascimento; come nota Gavin Parkinson, dopo la morte di Yves Klein nel 1962, Restany scriverà sfacciatamente di Klein descrivendolo come una profetica mutazione della specie umana 10

L’odierno complesso di arte e teoria speculo-accelerazionista a volte si legge come il trionfo postumo di Planète. Se Nick Land fosse stato in giro nel 1961, sarebbe certamente stato uno degli autori di quella rivista. Significativamente, in un passo di uno dei suoi testi, Graham Harman afferma che il suo stile [lo stile di Land] «rievoca quello di William James fuso con lo spirito di H. P. Lovecraft» 11. La teoria speculativa cerca di purificare la filosofia dall’elemento della prassi e, di contro, assegnarle parte di quell’aura che riveste il romanzo speculativo. Si scopre così che il Ding an Sich è Cthulhu. Vale la pena menzionare che qui non ci si riferisce ad una figura come Alexander Bogdanov, ma ad un creatore di miti protofascista che ha già svolto un ruolo estremamente problematico in Morning of the Magicians e Planète

Come viene mostrato dall’ammirevole ricostruzione di Gavin Parkinson, Pauwels e Bergier erano conosciuti nei circolo d’avanguardia come reazionazinari che supportarono il colonialismo francese in Algeria; nel 1960, Pauwels condusse una servile intervista televisiva con l’ex criminale di guerra di Vichy e prefetto della polizia di Parigi Maurice Papon, che l’anno seguente sarebbe diventato responsabile del noto massacro degli algerini da parte della polizia parigina (17 ottobre 1961). L’ultimo gruppo surrealista di André Breton e i situazionisti rifiutarono le posizioni sul colonialismo di Pauwels e Bergier, così come la loro retorica mutazionale, che può essere vista come una risposta mistificatoria alle diffuse preoccupazioni per le conseguenze dei test nucleari e per una potenziale guerra nucleare 12. I mutanti abbondano nella cultura degli anni ‘50 e ‘60, dai film e fumetti underground come L’incredibile Hulk e X-Men al famoso saggio del 1965 di Leslie Fiedler, “The New Mutants”, che analizza in termini mutazionali il cambiamento delle abitudini dei giovani americani nell’età della controcultura e della rivoluzione sessuale 13. Alla fine del decennio, il manifesto del 1969 di Henry Flynt, “Overthrow the Human Race!”, presenta la mutazione nucleare come uno strumento pseudo-nietzscheano per superare l’“uomo”, proponendo di indurre una guerra termonucleare per causare mutazioni e oltrepassare in tal modo la razza umana 14. Il tema, naturalmente, gioca un ruolo significativo nella cultura popolare giapponese (Godzilla), e nelle sculture e installazioni di Tetsumi Kudo, che lavorò a Parigi dal 1962 in avanti. 

In senso stretto, la mutazione è una forma di ricombinazione genetica che colpisce gli individui; attraverso una riproduzione riuscita, questi mutanti possono portare a nuove specie o sottospecie. La proliferazione della figura del mutante nell’arte e nella cultura del XX secolo suggerisce che il regime estetico ha sempre alimentato le speculazioni – ma, allora come oggi, tali proposte hanno delle sfumature ambigue e a tratti problematiche. Con la sua speculazione (spesso nella forma di sottotitoli suggestivi) su “The Mutants among us” e “An invisible society of Mutants?”, The Morning of the Magicians, così come Planète, suggerì il sopracitato salto mutazionale in corso. Questa rivoluzione venne collegata, in modalità oscure, al nazismo e ai suoi esperimenti scientifici – Pauwels e Bergier si divertivano nel ruminare sui campi di concentramento intesi come laboratori sperimentali, e spesso parevano suggerire che i mutanti tra di noi fossero una segreta setta del “cosmonazismo” 15

Il motivo era legato, in modi altrettanto oscuri e contraddittori, all’avvento delle armi nucleari alla fine della guerra. Nel primo numero di Planète, Oppenheimer venne ripetutamente evocato nell’editoriale, così come l’interpretazione escatologica di Teilhard della “liberazione dell’energia dall’atomo”. Nello stesso numero, un pezzo più cupo di Robert Jungk notò «l’avvelenamento dell’atmosfera con isotopi radioattivi» come una manifestazione particolarmente drammatica dei cambiamenti imposti dagli essere umani sul loro ambiente, le radiazioni che presumibilmente inducono mutazioni inaugurando così un passo successivo nell’evoluzione 16.

Jungk introduce un certo grado di serietà e preoccupazione nel contesto di Planète; con Brighter than a Thousand Suns (edizione tedesca del 1956, traduzione inglese del 1958) pubblicò il resoconto classico del progetto Manhattan 17. Il libro acquistò importanza nel contesto della prima campagna per il disarmo nucleare (CND) negli UK, fondata nel 1957. Jungk stesso fu membro attivo del CND. Più marginalmente, nel 1958 André Breton scrisse un manifesto contro il nucleare a Parigi, “Demasquez les physiciens, videz les laboratoires”, che è stato co-firmato principalmente dai più giovani surrealisti, e che attaccò la “teologia della bomba” e lo stato della scienza in quanto nuovo “oppio del popolo” 18. Mentre il testo esorta il lettore a supportare il Comité de Lutte Anti-Nucléaire, probabilmente modellato sul CND, ciò non sembra aver guadagnato alcuna trazione. Tuttavia, questo volantino rappresenta un segno delle cose a venire: la neoavanguardia avrebbe poi continuato a desublimare l’estetica nucleare del dopoguerra. I surrealisti risposero a The Morning of the Magicians e Planète con diversi scritti, raccolti nel booklet Les fausses cartes transparentes de Planète, i cui principali autori, José Pierre e Robert Benayoun, erano tra i co-firmatari del pamphlet contro il nucleare di Breton 19

Per quanto riguarda i situazionisti: nel 1963, Guy Debord e Asger Jorn progettarono un journal intitolato Mutant, che non ha mai visto la luce. Nell’annuncio/manifesto, i due autori criticano i rifugi atomici e la «nuova aristocrazia delle grotte» 20. Il titolo del giornale proposto è senza dubbio una frecciata alla retorica mutazionale di Pauwels e Bergier, un tentativo di desublimare i loro accenni numinosi ad un “rinascimento” attraverso la mutazione e il salto evoluzionistico. Per Debord e Jorn, i poteri forti stavano speculando sulla vita ridotta a sopravvivenza, rappresentata dal rifugio antiatomico nucleare. Questi rifugi, rilevano i situazionisti, non sono naturalmente in grado di offrire un reale protezione in caso di una guerra nucleare, in quanto la protezione è solo un pretesto usato per integrare le persone ancora più segnatamente in un ordine socio-economico che dipende dalla rinuncia dei desideri reali e dal loro incanalamento in bisogni artificiali. 

Survival as the opposite of life, if rarely voted for so clearly as by the buyers of shelters in 1961, can be found at all levels of the struggle against alienation. It is found in the old conception of art, which stressed survival through one’s works, an admission of a renunciation of life—art as excuse and consolation (principally since the bourgeois era of aesthetics, that secular substitute for the religious otherworld).21

L’arte, quindi, è stata de facto il rifugio antiatomico dell’animo borghese ben prima di Hiroshima. 

Con il movimento ecologico che prendeva piede verso la fine degli anni ‘60, le preoccupazioni sulla mutazione riguardavano sempre di più anche altre specie – non solo il (post-)umano. In Olanda, ad esempio, il movimento Kabouter emerso dalle ceneri di Provo alla fine degli anni ‘60 dipinse un quadro cupo delle imminenti mutazioni mostruose. Il protagonista Roel van Duijn sostenne che la mera collettivizzazione dei mezzi di produzione era insufficiente; avevano bisogno di essere trasformati, a cominciare dall’energia: niente energia nucleare, ma mulini a vento high-tech22. Nel 1971, van Duijn & co. suonarono la campana d’allarme per la produzione del gas nervino di Philips-Duphar nella sonnolente cittadina olandese di Weesp, giacché temevano incasinasse la composizione genetica degli insetti della regione. In una pubblicazione di Kabouter, Hans Korteweg e Roel van Duijn citano un anonimo dipendente della Philips-Duphar, il quale abbozzò un possibile scenario per il futuro prossimo:

Questo significa che la maggior parte degli insetti della zona sono sterilizzati – e secondo qualcuno del dipartimento PR, la Philips-Duphar lo userà come strumento di promozione nella sua pubblicità – ma ciò che è nascosto al pubblico è la paura che molti insetti subiscano mutazioni. Provate a immaginare! Vespe con un diametro di 40 cm che attaccheranno i bambini per strada! Farfalle che si nutriranno solo di protoplasma di sangue!23

Qui, gli ecologisti controculturali utilizzano l’immaginario provocatorio dell’orrore pulp cercando di esprimere le paure degli uomini di cadere preda di insetti mutanti. Infine, quindi, questo scenario della mutazione animale è altamente antropocentrico. E se ad essere gli animali fossimo noi? Nella sua La Nucléarisation du monde, Jaime Semprun accenna a mutazioni imminenti che faranno sentire gli umani «come un pesce nell’acqua di Minimata [sic; il riferimento è al mercurio bioaccumulato dai pesci in Minamata Bay, che causa avvelenamento da mercurio]»24. Fenomeni infra-sensibili possono provocare conseguenze fisiche facilmente visibili – i sintomi corporei indicano un problema estetico-politico che non può essere trattato.

Fine Terza Parte

L’articolo originale, in inglese, è disponibile su e-flux

Note

  1. Surrealist Intrusion in the Enchanters’ Domain, eds. André Breton e Marcel Duchamp (D’Arcy Galleries, 1960), 40-41; André Breton, “Enrico Baj” (1963), in Le Surréalisme et la peinture (Gallimard, 1965), 395-400. Il commento sulle illustrazioni di Lucrezio di Baj (un portfolio di trentasei stampe pubblicato nel 1958) è a 398.
  2. “Matta a toujours été attiré par les travaux des physiciens modernes sur la propagation des ondes et les radiations, et par les transformations gigantesques que les savants viennent de faire subir à la matière.” Robert Tenger, “Note de l’éditeur,” in Denis de Rougemont, Lettres sur la bombe atomique (Brentano’s, 1946), 11. Traduzioni dal francese di Michael Andrews per il mio articolo World History and Earth Art, e-flux journal 49 (novembre 2013), su cui si basa questa discussione di de Rougemont 
  3. Cfr. l’ultima pagina di On the Survival of Certain Myths and on Some Other Myths in Growth or Formation, in First Papers of Surrealism, eds. André Breton e Marcel Duchamp (Consiglio di coordinamento delle società di soccorso francesi, 1942), non impaginato.
  4. André Breton, Prolegomeni a un terzo manifesto del surrealismo o altro (sic) in VVV no. 1 (1942): 18-26. Matta ha selezionato immagini preesistenti, ma ha anche usato un suo disegno da Les Grands Transparents. Su Breton, Matta, e il contesto culturale in cui Les Grands Transparents emersero, con un focus sulla narrativa fantastica e fantascientifica, si veda anche Gavin Parkinson, Futures of Surrealism: Myth, Science Fiction and Fantastic Art in France 1966-1969 (Yale University Press, 2015), 19-36.
  5. Christian de Maussion, “Mythomattaque: Entretien avec Matta,” L’Autre journal 9 (1986): 39
  6. Louis Pauwels and Jacques Bergier, Morning of the Magicians: Secret Societies, Conspiracies, and Vanished Civilizatons (1960), trans. Rollo Myers (Destiny Books, 2009), 393.
  7. Pauwels and Bergier, Morning of the Magicians, 393.
  8. Planète no. 1, non datato (1961): citazione da 8, 131, 75.
  9. Pierre Guérin, “Hypothèses sur les mondes habités,” Planète no. 1: 30, 32.
  10. Parkinson, Futures of Surrealism, 167.
  11. A blurb by Olivier Surel on the back cover of The Quadruple Object of Philosopy.
  12. Internationale Situationniste no. 7 (aprile 1962), che si apre con un attacco ai bunker nucleari e alla “geopolitica dell’ibernazione”, contiene anche una sorta di annuncio d’attacco su Planète (46), con l’intestazione “Si vous lisez ‘Planète’ à haute voix, vous sentirez mauvais de la bouche!” (“Se leggi Planète ad alta voce, ti farà male la bocca!”); più in basso, c’è un riferimento al motivo della mutazione nello stile di un sottotitolo di Pauwels/Bergier: “Et s’il le faut, mutons ensemble!” (“Mutiamo insieme, se dobbiamo!”).
  13. Leslie A. Fiedler. “The New Mutants,” in Partisan Review 43, no. 4 (Autunno 1965): 505–25
  14. The Realists (Henry Flynt), “Overthrow the Human Race!”, in Happening & Fluxus, ed. H. Sohm (Kölnischer Kunstverein 1970), unpaginated; vedi anche Branden W. Joseph, Beyond the Dream Syndicate: Tony Conrad and the Arts after Cage (Zone Books, 2008), 210, 419 (nota 135). Joseph nota che Flynt ha fondato il suo “partito”, The Realists, nel 1968, e data il manifesto “Overthrow” come “ca. 1969.”
  15. Nel terzo numero di Planète, a pagina 124, troviamo speculazioni sui nazisti che fondano un ordine segreto, il “cosmonazismo” (utilmente illustrato con una foto di un razzo), dopo la guerra, che permetterebbe loro di sottomettere non solo la terra ma anche altri pianeti, utilizzando metodi più sottili dei mezzi rozzi usati la prima volta.
  16. Robert Jungk, “L’Intelligence prend le pouvoir,” in Planète no. 1: 15–17.
  17. Stranamente, in una mossa che senza dubbio avrebbe fatto piacere a Pauwels e Bergier, in una delle note a piè di pagina del libro, Jungk dà credito al mito degli “UFO nazisti” ancora amato dai teorici della cospirazione esoterica (e neofascista). Robert Jungk, Brighter than a Thousand Suns: A Personal History of the Atomic Scientists (1958), trad. James Cleugh (Harcourt, 1986), 87.
  18. Come è evidente dal titolo, Breton presenta la scienza come una causa persa del tutto, piuttosto che difenderla dalla sua strumentalizzazione, dalla sua riduzione a Zweckvernunft. Questo è un sintomo del progressivo ritiro di Breton nell’esoterismo. Vedi André Breton, “Démasquez les physiciens, videz les laboratoires!” (1958)
  19. José Pierre (et al.), Les Fausses cartes transparentes de Planète, pubblicato come Le Petit Écrasons 3 (1965). Cfr. anche Parkinson, Futures of Surrealism, 171.
  20. Guy Debord e Asger Jorn, “Mutant” (“European Critique of the Inadequate Program that has Just been Presented to President Kennedy and Governor Rockefeller by the Academic Staff of Universities, Colleges and Research Institutes for New York City and the Cambridge-Boston Area, with the Aim of Overthrowing the Absurd Procedures of ‘Civil Defense’ in the United States”) (gennaio 1962), in Consmonauts of the Future: Texts from the Situationist Movement in Scandinavia and Elsewhere, eds. Mikkel Bolt Rasmussen e Jakob Jakobsen (Nebula/Autonomedia, 2015), 65.
  21. “Géopolitique de l’hibernation”, in Internationale Situationniste, n. 7 (aprile 1962), 6; citato dalla traduzione inglese di Ken Knabb, “Geopolitics of Hibernation”. Questo motivo critico gioca un ruolo importante anche in “Banalités de base” di Raoul Vaneigem, pubblicato nello stesso numero di Internationale Situationniste, che può essere considerato parte dell’offensiva anti-Planète dell’SI (vedi nota 39).
  22. Roel van Duijn, Energieboekje: over de energie-krisis en de oplossing daarvan door een alternatieve technologie (Bert Bakker, 1972).
  23. “Weesp testgebied voor Philips-Duphars Zenuwgassen,” in De Paniekzaaier no. 1 (November 1971): 6. 
  24. Jaime Semprun, La Nucléarisation du monde (Éditions Gérard Lebovici, 1986), 14, 38.
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