Determinazione dall’esterno: di stigmate, teledildonica e cybersesso

by / 30 Aprile 2022

Maria Faustyna Kowalska è stata canonizzata nel 2000 ed è oggi venerata come Apostola della Divina Misericordia. La teledildonica è l’insieme di tecnologie utilizzate per imitare ed estendere l’interazione sessuale umana. Per Faustyna l’erotismo di cui erano cariche le sue stigmate, per quanto causato da un determinante esterno, era rilevabile solo all’interno del suo corpo. Allo stesso modo funzionano i sex toys di ultima generazione. E il capitale. 

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Nel 1928, all’età di 23 anni, Faustyna Kowalska ebbe la sua prima esperienza delle stigmate:

Quando sperimentai per la prima volta queste sofferenze /…/ vidi una grande bagliore e, uscendo da esso, dei raggi che mi avvolgevano completamente. Poi, improvvisamente, sentii un dolore terribile alle mani, ai piedi e al fianco e le spine della corona di spine /…/ Non c’è alcuna indicazione esteriore di queste sofferenze /…/ Il fuoco del Tuo amore arde in me.1

Viveva in una simulazione di sadomasochismo, progettata da un Dio ardente che teneva sempre la mano sul pulsante “avanzamento veloce”, e lo chiamava amore. Durante tutti i suoi vent’anni – è morta a trentatré – giaceva spesso immobile nel suo letto, in preda alle allucinazioni. Un giorno ricevette la visita di un branco di cani demoniaci che la volevano morta, che la minacciavano di smembrarla. Lei rispose che se quella era la volontà del suo Signore, che così fosse, perché era una cattiva, cattiva peccatrice. L’aria intorno era dentata, e non sapeva mai quando avrebbe morso. Quando ebbe la visione di un’anima intrappolata nelle fiamme del purgatorio, disse: “Prendi me al posto loro! Fammi soffrire al posto loro!”. Per questo, più tardi, è stata fatta santa. Ma la misericordia era un’amica semi-dimenticata di Faustyna. A qualsiasi sincero lettore del suo Diario, dovrebbe apparire evidente che la sua fosse gelosia. “Lasciami prendere la sofferenza degli altri perché tu possa continuare a guardarmi, perché sia attraverso di me che tu possa guardare chiunque“. Non aveva mai dubitato che il dolore fosse un segno di attenzione, che creasse un legame speciale. Credeva che solo lei fosse in grado di gestire il dolore delle anime sia vive che morte, e che Dio si affidasse deliberatamente a lei. Quando le altre suore la deridevano, chiamandola narcisista presuntuosa, che velava il suo ego con un finto martirio, lei annotava nel suo diario: “Le mie labbra erano sigillate. Ho sofferto come una colomba, senza lamentarmi” 2. Un dolore così lacerante che gli ultimi giorni della sua vita spesso non riusciva a sopportare di appoggiare la testa sul cuscino: era una dolce tortura che scioglieva la realtà, aprendone un’altra. Il dolore era l’ombra proiettata dal corpo etereo del suo amante, Gesù, al quale era orgogliosamente obbediente. Le stigmate erano la tipologia di dolore più intimo poiché simulavano direttamente ciò che lui aveva sperimentato: un corpo che simulava fisicamente un altro corpo, il più vicino al coito che si potesse ottenere in quelle circostanze. La sua relazione con Gesù era spirituale, fisica ed erotica:

Improvvisamente, vidi il Signore Gesù vicino a me, mi disse graziosamente: Tutto ciò che ho creato è per te, mia sposa, e sappi che tutta questa bellezza non è nulla in confronto a ciò che ho preparato per te nell’eternità.3

Ho sentito queste parole dall’Ostia: Ho desiderato riposare nelle tue mani, non solo nel tuo cuore.4

Poi Gesù mi ha detto queste parole: Ho atteso di poter condividere la Mia sofferenza con te, perché chi può capire la Mia sofferenza meglio della Mia sposa?5

Fino al novanta per cento di coloro che portano le stigmate sono donne6 . Queste visioni mistiche sono spesso erotiche – anche se la Chiesa parla di eros come di un peccato – cariche di descrizioni di estasi fisiche emerse dal dolore, ed espressioni di un amore ossessivo e totalizzante per Cristo, un amante che è trattenuto, non disponibile, ma che le ama sopra ogni altro. Le stigmate di Faustyna erano nascoste. Non si manifestavano esternamente, ma cantavano candide canzoni d’amore nelle sue vene. Credeva che il dolore e il piacere dovessero essere nascosti perché sono intimi; manifestare esternamente le stigmate attirava solo l’attenzione sull’afflitto, era come fare sesso in pubblico. Invece, le sensazioni silenziose che si posavano sul suo corpo formavano prove invisibili di dolore, la forma più alta di piacere erotico. Stigmate, un corpo che ne canalizza un altro. Questo tipo di erotismo processuale e impossibile da dismettere era rintracciabile solo dall’interno del corpo, ma comunque causato da un determinante esterno. Faustyna non sapeva quando lui – esso – avrebbe iniziato a farla ardere. Quando lo faceva, provava piacere nel sapere che nessuno poteva accorgersene semplicemente guardandola.

***

2019. Un’altra Faustyna, ora seduta sotto dei neon luminosi intenta a cantare in un ristorante all’aperto, è in attesa del granchio piccante con aglio fritto e noodles di riso che ha ordinato. Forse l’abbiamo trovata, in un giorno di pioggia, in una sala giochi. O forse era uscita dal non-spazio profumato di un centro commerciale, seguita dai suoni morbidi del K-pop, con una fragranza di ciliegia nei capelli. Nella sua borsa c’è un dispositivo. O forse è già sul suo corpo, forse sotto la camicia di cotone, o agganciato al lobo dell’orecchio, mascherato da gioiello. Avvolto intorno alla vita, sotto il vestito. Tra le gambe. Forse indossa occhiali da sole che vibrano dolcemente solo dietro le orecchie. Forse oggi ha con sè il telecomando, ma più probabilmente l’ha lasciato a qualcun altro. Si muove per la sua città senza coltivare alcun tipo di paranoia, anche se quello che succede al suo corpo dipende da chi ha quel telecomando. Potrebbe portarle dolore, o piacere, o ciò che sta nel mezzo: stigmate. Un corpo che ne canalizza un altro. Sensazioni visibili solo dall’interno, ma causate da un determinante esterno.

La teledildonica è una tecnologia per il sesso a distanza. Potrebbero essere gioielli sensoriali indossabili, in silicone, che, una volta attivati, sono in grado di trasmettere la sensazione del tocco e del respiro a chi li indossa. Siime di Svakom è un vibratore-fotocamera collegato al wi-fi e a un’app, che permette di scattare foto dall’interno del proprio corpo e inviarle a qualcun altro. Lovelife Krush di OhMiBod è uno strumento di biofeedback che funziona tramite Bluetooth per le donne che usano i giocattoli per alleviare il dolore pelvico, in modo che possano monitorare la tensione dei loro muscoli in tempo reale su un monitor di accompagnamento. C’è anche un Fleshlight teledildonico, KIIROO Onyx, che si può collegare a KIIROO Pearl, un vibratore con anelli capacitivi che permette al tuo tocco di essere trasmesso all’utente dell’Onyx, e viceversa.7 A seconda della portata del segnale, puoi stare a casa con il tuo giocattolo e dare il telecomando al tuo partner. Oppure si può andare fuori, sapendo che il dispositivo potrà essere attivato anche a distanza. Aspettatevi l’inaspettato. “Non c’è alcuna indicazione esteriore di queste sensazioni, ma il fuoco del Tuo amore brucia in me“, per parafrasare Faustyna.

Mano poderosa (o Las Cinco Personas), Autore sconosciuto, Messico, XIX sec

Il termine “teledildonica” è apparso per la prima volta nel 1974 in Computer Lib/Dream Machines di Theodore Nelson, la sua lettera d’amore a un personal computer, ma è salito alla ribalta solo con il lavoro di Howard Rheingold intitolato Teledildonics: Reach out and touch someone.8 Cosa immaginavano questi uomini quando pensavano a tali strumenti? Una calzamaglia leggera per tutto il corpo che si adatta ordinatamente e senza sforzo, e un display montato sulla testa che dissolve una realtà per rivelarne un’altra. All’interno della tuta, un esercito di sensori intelligenti aggrappati al corpo come gocce d’acqua appoggiate sulla pelle fredda, che vibrano e accarezzano. Sul World Wide Web, le sensazioni tattili viaggiano attraverso collegamenti di dati. In questa realtà virtuale, si ha un sosia realistico e si può sentire la consistenza della seta, del legno, della carne. Ma questo corpo funziona in modo diverso, poiché “non c’è ragione di credere che non sarete in grado di mappare i vostri genitali e collegarli all’apparato sensorio delle vostre mani, avendo così un contatto genitale diretto anche solo stringendo la mano a qualcuno. Cosa succederà al contatto sociale quando nessuno saprà dove si trovano le zone erogene degli altri?”9 Un decennio dopo, nei primi anni 2000, Barbara Creed indicherà due diverse direzioni per il cybersesso: con una macchina e, “quello che si prevede sarà tra almeno 30 anni /…/ il sesso con persone che non sono fisicamente presenti” 10. La sua idea di quest’ultimo attinge alla concezione della teledildonica come un mezzo prevalentemente visivo. Creed, una teorica del cinema esperta di psicoanalisi, vedeva in questo tipo di teledildonica il compimento del voyeurismo cinematografico. Le fantasie visive non sarebbero più state prodotte in serie, ma su misura. Il piacere si baserebbe sull’anonimato in rete, che permetterebbe ai desideri repressi di emergere senza sforzo. Isolati nel proprio display montato sulla testa, non ci si vergognerebbe di chiedere ciò che si desidera veramente. Questa idea di piacere si basa sugli occhi, e la vista si prende il centro della scena. Ma Creed aveva già ipotizzato che “il tatto potrebbe arrivare ad assumere il primato che ora viene accordato alla vista. Alcuni giocatori potrebbero definire insieme scenari in cui il voyeurismo risulta la fonte dominante di piacere”11.

In effetti, la teledildonica di oggi la si può trovare nei campi della realtà aumentata, della tecnologia wearable e della robotica piuttosto che nelle fantasie virtuali.12 Un team guidato da Daisuke Yukita in Giappone, per esempio, sta lavorando sul prototipo di un simpatico “dispositivo lecca-lecca per l’interazione orale a distanza”, la Teletongue.13 Consiste in due dispositivi a forma di lecca-lecca, uno che registra il leccare e l’altro che vibra di conseguenza nella bocca del ricevente. Forse i sogni di una realtà virtuale immersiva vengono ancora percepiti come immagini secondarie, bagliori nell’occhio di chi guarda, ma oggi sesso a distanza non significa entrare in un mondo onirico separato. La tattilità viaggia ancora attraverso collegamenti di dati, ma non circola in un’altra dimensione. Si insinua nella vita quotidiana, aumentando le nostre interazioni con altri esseri umani e con le macchine. La “virtualità” è una griglia, e ciò che chiamiamo “vita reale” sono i buchi in essa, ci setacciamo attraverso di essa, una non esiste senza l’altra. Due esseri umani non hanno più bisogno di essere fisicamente nella stessa stanza per toccarsi.

Mentre J. G. Ballard scriveva nel 1984 che con il cybersesso “stiamo ottenendo un intero nuovo ordine di fantasie sessuali” e Claudia Springer sosteneva in The Pleasure of the Interface che la teledildonica sarebbe stata un’esperienza completamente nuova per l’umanità, almeno in parte riecheggiano le imprese di Faustyna.14 Non sarebbe senza precedenti assumere una forma più antica di mediazione per comprendere i nuovi media. In Zeros and Ones, Sadie Plant fa proprio questo, scrivendo della tessitura come proto-cyberspazio, e della stessa femminilità come forma primordiale di mimetismo che costituisce l’ontologia delle moderne simulazioni computazionali e dell’intelligenza artificiale.15 Allo stesso modo, le stigmate sono un modello per media come la teledildonica perché ci permettono di pensare a sensazioni come dolore e piacere causate da una determinazione esterna. Che cos’è pensare alla tecnologia se non pensare a una determinazione inumana ed esterna che agisce sull’uomo, anche se sono stati gli uomini a produrla originariamente? In passato, la determinazione dall’esterno era Dio, una forza al di là degli affari umani, anche se gli umani le hanno dato i natali. Faustyna ha fatto sesso con l’uomo nelle nuvole. Oggi, noi facciamo sesso con la nuvola e le nostre stigmate sono senza fili.

***

Nella sua esperienza di comunione, Faustyna si descrive come distribuita, decentrata, dissolta: “Ho sentito la separazione del mio spirito dal mio corpo. Mi sono sentita totalmente immersa in Dio. Mi sentivo ghermita dalla mano dell’Onnipotente, come una particella di polvere, in distese sconosciute.”16 Sia il dolore che il piacere, soprattutto quando sono indotti dall’esterno, dissolvono la soggettività e a loro volta cancellano e affermano i confini del corpo in relazione al determinante inumano. Questa dissoluzione è tanto cercata da alcuni quanto temuta da altri. “[Egli] cadde nella prigione della sua stessa carne”, scrive William Gibson in Neuromante, descrivendo la disperazione di tornare ai confini del corpo dopo aver navigato nel cyberspazio.17 Mentre questo desiderio di lasciare che il corpo si dissolva è spesso erroneamente chiamato “patriarcale” – una parola ormai abusata – anche scrittori che volevano esplicitamente far progredire l’erotismo lesbico, come Monique Wittig o Jeanette Winterson, si sono occupati di tali tecnologie di dissoluzione. Winterson: “Io nella tua pelle, io alloggiata nelle tue ossa, io che fluttuo nelle cavità che decorano la parete di ogni chirurgo”. Wittig: “Ogni goccia del tuo sangue che sgorga dalle tue arterie colpendo le mie arterie vibra attraverso di me.”18 Per loro, il desiderio intenso ci dissolve, smonta il nostro corpo, e questo è un bene. Come Faustyna, a loro piace portare all’estremo luoghi comuni come “non posso vivere senza di te”, permettendo all’amore di sconvolgere costruzioni di base come l’agency o il sé. Se segui qualcuno fino alla fine del mondo perché lo ami, beh, il potenziale per una trasformazione violenta è già lì presente. Qualcosa potrebbe crollare. La catena di causalità vacilla nelle sue fondamenta. Le stigmate sono un corpo che ne canalizza un altro, che cade a pezzi e si ricompone.

E se il tuo amante non è in un posto definito? I nostri corpi oggi sono frammentati sulla superficie di un certo numero di app, ogni arto curato da un altro dispositivo wireless, un pezzo di un corpo sul telefono, una registrazione di un corpo su un sito web. Una voce disincarnata sullo smartwatch del tuo amante. Il corpo deve essere messo insieme come un puzzle attraverso tutti i nostri apparecchi. La stimolazione arriva dappertutto, ogni strada trabocca di possibilità erotiche se vista attraverso un’app che scansiona la metropoli alla ricerca di partner disponibili, umani o macchine. Il coito non è mai l’unico modo per sperimentarlo; infatti, stiamo parlando della sovrapposizione erotica di corpi, città e strumenti. Le relazioni a distanza sono normalizzate su mercati instabili, dove gli impegni lavorativi hanno la precedenza sui bisogni romantici e la nostra vera lealtà è, alla fine, verso il nostro piacere e la nostra realizzazione, e verso il capitale. Un numero crescente di donne in relazioni monogame a distanza vive come una suora, vivendo l’erotismo dall’esterno, disincarnato e spettrale piuttosto che con un partner in carne ed ossa. Alcuni preferiscono l’erotismo tecnico e aspettano l’arrivo dei sex robot. Le macchine diffondono i nostri corpi-fantasma sul globo, aprendoli alla titillazione, all’annichilimento, alla de-soggettivazione, al livestreaming. La sessualità deve adattarsi. Paul Virilio era infuriato da questo tipo di erotismo permesso dagli strumenti di controllo a distanza, scrivendo che

Ciò che finora era ancora “vitale”, la copulazione, diventa improvvisamente opzionale, trasformandosi nella pratica della masturbazione telecomandata /…/ Le innovazioni [attuali] /…/ sono effettivamente riuscite a interrompere il coito, a cortocircuitare i rapporti coniugali tra sessi opposti, con l’aiuto di accessori biocibernetici (teledildonici) che utilizzano sensori-effettori distribuiti sugli organi genitali.19

Paranoia freudiana di vecchio stampo? Se il coito e l’eiaculazione, lo smaltimento della vita possibile dentro qualcuno che ha il potere di attualizzarla davvero, sono l’unica cosa che permette agli uomini di andare avanti con la loro vita senza l’ossessione della morte, il ritiro di questa opzione sancisce un vero e proprio crollo. In una lettura psicoanalitica, gli uomini, essi stessi non in grado di dare la vita, si riducono per sempre a volerla depositare istericamente nelle donne, che possono invertire la morte e quindi dare un po’ di ordine al caos. Ma i nostri corpi si staccano dalla loro funzione riproduttiva, orientati verso piaceri e dolori remoti piuttosto che verso la procreazione. Ecco perché in Abstract Sex: Philosophy, Biotechnology and the Mutations of Desire, Luciana Parisi accoglie i modi di pensare la sessualità oltre la riproduzione sessuale umana, oltre l’ossessione del rinnovamento e la paura della morte, e verso un paradigma di sessualità in cui gli umani sono solo un ingranaggio della macchina dell’erotismo.20 Batteri, tecnologie, umani, tutti si dividono, si disperdono nell’era dell’informazione, ridefinendo l’erotismo a significare dissoluzione.

“O mio Creatore e Signore, tutto il mio essere è Tuo! Disponi di me secondo il Tuo piacere divino e secondo i Tuoi piani eterni.”21 Qual è oggi il nostro determinante inumano, quello che ci dissolve secondo i suoi propri piani? È il mercato stesso. L’ottimismo di Parisi intorno al sesso distribuito si scontra con le prese di posizione contemporanee sulle società in rete, fluide, ordinate dalla logica disumana dell’economia che non ha alcun riguardo per i bisogni (o le vite) umane. Alcuni dicono che questa fluidità è diventata una forma di controllo ancora più stretta del vecchio modello gerarchico di Dio che presiede agli affari degli uomini22. Tra i molti modi in cui ci saremmo aspettati che il “cyberspazio” rivoluzionasse la sessualità, app come Tinder aumentano lo spazio fisico, fornendo un amante disponibile a portata di mano. Come scrive Solange Manche, non si tratta di liberare le persone dalle convenzioni sociali, ma di sincronizzarle con il polso erotico dell’economia:

Se il mio unico desiderio, e quindi tutto il mio essere [sotto il neoliberalismo], è quello di essere un impiegato efficiente, devo muovermi con il ritmo dell’accumulazione del capitale. Devo diventare io stesso liquido se devo mobilitarmi per il capitale. Devo essere sempre disponibile e sempre pronto a rispondere alle fluttuazioni del mercato. Tinder, quindi, mi permette di funzionare come l’impiegato perfetto in un mercato liquido. Posso scegliere di fare sesso in momenti che non ostacolano il mio tempo [da lavoratore].23

Il capitale, una determinazione disumana dall’esterno, anche se (forse) creata da noi, produce effetti erotici alieni nei nostri corpi. Potremmo immaginare che la teledildonica diventi un modo per convalidare il fatto che i mercati volatili spesso allontanano le coppie, facendo diventare la nuova normalità il fatto di non avere incontri “corpo a corpo” con i nostri amanti. “Qual è il problema se puoi fare sesso con loro online?” chiede il tuo capo, infastidito quando cerchi di negoziare un contratto che ti permetterebbe di spostare il tuo partner in un nuovo posto di lavoro. In questo modo, la teledildonica a lungo raggio potrebbe essere per le relazioni a distanza quello che i workshop di mindfulness sono per i contratti precari. Ora puoi dare la priorità all’essere un buon lavoratore senza preoccuparti di scegliere il lavoro piuttosto che la relazione – alla fine, puoi ancora godere dell’intimità senza fili con il tuo amante.

Ma il vero potenziale della teledildonica non è come mediatore delle nostre relazioni sempre più fragili con gli altri esseri umani. Finora, i mercati reindirizzano il desiderio umano all’interno di forme distaccate, sparse, fluide ma ancora riconoscibili. Siamo una gamba dentro, una gamba fuori. Ma fino a quando il capitale avrà veramente il telecomando, fino a quando ciò che gli umani avevano iniziato finirà in qualche modo imprevedibile? E se questi segnali potessero essere automatizzati o attivati da un’intelligenza diversa da quella umana? Quante volte bisogna fare sesso con una macchina per smettere di preoccuparsi di chi è il suo operatore e iniziare a preoccuparsi della macchina stessa? Nel 2019, un’altra Faustyna aspetta l’input. Il suo amante non è Gesù. Il suo amante è il capitale, che rende il suo corpo volatile, fluido, sparso sui dispositivi di controllo remoto. “Con Lui vado a lavorare, con Lui vado a ricrearmi, con Lui soffro, con Lui mi rallegro; io vivo in Lui e Lui in me. Non sono mai solo, perché Lui è il mio compagno costante. Mi è presente in ogni momento”24 Qualcos’altro di estraneo, ora, fa con noi l’amore.

In originale su ŠUM.

Bogna Konior è Assistant Professor di Interactive Media Arts alla NYU di Shanghai, dove tiene corsi su tecnologie emergenti, filosofia, scienze umane e arte. È anche co-direttrice dell’Artificial Intelligence and Culture Research Centre dell’università. Il suo lavoro può essere consultato su www.bognamk.com

  1. KOWALSKA, Faustyna. Diary of Saint Maria Faustina Kowalska: Divine Mercy in My Soul, Misericordia Publications of the Congregation of the Sisters of Our Lady of Mercy, 2012, p. 795.
  2. ibid., p. 126.-
  3. ibid., p. 158.
  4. ibid., p. 160.
  5. ibid, p. 348.
  6. CARROLL, Michael, Catholic Cults and Devotions: A psychological Inquiry, McGill-Queen’s University Press, 1989, pp. 80­–84.
  7. Tutti questi giocattoli sono menzionati in NIXON, Paul, “Hell Yes!!!: Playing Away, Teledildonics and the Future of Sex”, in: NIXON, Paul, DüSTERHöFT, Isabel (ed.), Sex in the Digital Age, Routledge, pp. 205–207.
  8. NELSON, Theodore, Computer Lib/Dream Machines, Microsoft Press, 1987; RHEINGOLD, Howard, “Teledildonics: Reach out and Touch Someone”, in: WASKUL, Dennis (ed.), Net.sexxx: Readings on Sex, Pornography, and the Internet, Peter Land, 2004, pp. 319–324. Il saggio di Rheingold è stato pubblicato la prima volta su Mondo 2000, no. 2, 1990, pp. 51–54.
  9. RHEINGOLD, “Teledildonics”, p. 321.
  10. CREED, Barbara, Media Matrix: Sexing the New Reality, Allen & Unwin, 2003, p. 123
  11. ibid., p. 126.
  12. LIBERATI, Nicola, “Teledildonics and New Ways of ‘Being in Touch’: A Phenomenological Analysis of the Use of Haptic Devices for Intimate Relations”, in: Science and Engineering Ethics, no. 23/3, 2017, pp. 801–823.
  13. YUKITA, Daisuke, ASSILMIA, Fathima, ANNDHINI, Nadira, KAEWSERMWONG, Dolhathai, “Teletongue: A Lollipop Device for Remote Oral Interaction”, in CHEOK, Adrian, DEVLIN, Kate, LEVY, David (ed.), Love and Sex with Robots: Second International Conference, LSR 2016, London, UK, December 19–20, 2016, Revised Selected Papers, Springer, 2017, pp. 40–50.
  14. Ballard è citato in CREED, Media Matrix, p. 115; SPRINGER, Claudia, “The Pleasure of the Interface”, in: Screen, vol. 32, 1991, pp. 303–323.
  15. PLANT, Sadie, Zeroes and Ones: Digital Women + the New Technoculture, Fourth Estate, 1997.
  16. KOWALSKA, Diary, p. 439.
  17. GIBSON, William, Neuromancer, Ace, 1984, p. 6.
  18. Citato in MOORE, Lisa, “Teledildonics: Virtual Lesbians in the Fiction of Jeanette Winterson”, in: GROSZ, Elizabeth, PROBYN, Elspeth (ed.), Sexy Bodies: The Strange Carnalities of Feminism, Routledge, 1995, pp. 110, 111.
  19. VIRILIO, Paul, Open Sky, Verso, 1997, pp. 104–105.
  20. PARISI, Luciana, Abstract Sex: Philosophy, Biotechnology and the Mutations of Desire, Continuum, 2004.
  21. KOWALSKA, Diary, p. 440.
  22. Alexander Galloway e Eugene Thacker, per esempio, richiamano la nostra attenzione su come i sogni passati di spazi non gerarchici e de-centralizzati siano diventati la nuova modalità di potere, permettendogli di penetrare nelle nostre vite ancora più invasivamente di prima. (GALLOWAY, Alexander, THACKER, Eugene, The Exploit: A Theory of Networks, University of Minnesota Press, 2007)
  23. MANCHE, Solange, “Tinder, Destroyer of Cities – When Capital Abandons Sex”, in: Strelka Mag, 20/09/2019, https://strelkamag.com/en/article/tinder-destroyer-of-cities-when-capital-abandons-sex?fbclid=IwAR1ytoqgnXpBqv4AWx5wraU5mIBu9KQM7WoTRuZGKaTfOuZpQO38u_sPsAU
  24. KOWALSKA, Diary, p. 317.
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